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lunedì 15 ottobre 2012



TRASPORTO SCOLASTICO è  gratuito oppure no?

Faccio alcune considerazioni, prendendo  spunto da un anonimo, che nel suo commento, pubblicato lo scorso 12 ottobre, metteva  in evidenza,  che  alcune persone,  ogni anno, non pagano la quota  per il servizio trasporto.
 L’articolo 3 della Costituzione ha sancito che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questo art. riconosce la parità degli individui in tutti gli ambiti,  garantendo  il pieno sviluppo della personalità;  il  secondo comma esprime, invece, l'impegno dello Stato a garantire tale uguaglianza, intervenendo per creare le condizioni che consentono tale raggiungimento.
Ma veniamo al diritto allo studio, cui la Costituzione riserva una decisa attenzione. L'articolo 34, ad esempio, recita: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita".
Perché la scuola sia veramente "aperta a tutti” lo Stato non deve solo garantirne la presenza sul territorio, ma deve anche renderne possibile la frequenza. È chiaro quindi che la garanzia del trasporto scolastico è uno dei prerequisiti essenziali per l'accesso al diritto allo studio. Ma il servizio scuolabus  è gratuito oppure no?  La risposta dovrebbe essere affermativa trattandosi di  scuola dell’obbligo.   Purtroppo non è così,   il  trasporto scolastico viene fatto rientrare tra “i servizi a domanda individuale”, cioè tra  quelle attività gestite dai Comuni che vengono richieste  dagli utenti.  I Comuni, pertanto, con  propria regolamentazione stabiliscono le tariffe  da applicare ai vari servizi, in questo caso, al servizio scuolabus. Viene da  domandarsi: può un bambino “essere lasciato a piedi” perché il proprio genitore, o chi ne fa le veci, non ha provveduto a versare  la quota spettante per il servizio? In base a quanto afferma la nostra Costituzione,  penso proprio di no.  Credo che in questi casi valga la cosiddetta regola del  “buon senso”: se la famiglia non paga, evidentemente alla base è presente un problema, di carattere economico o sociale, e siccome il Comune è, prima di tutto, un Ente Sociale, è  compito dell’Amministrazione  cercare di venire incontro a  queste particolari situazioni familiari.  Nei vari incontri  con i genitori ,  in Consiglio Comunale e nelle varie conferenze dei Capigruppo ho sempre affermato  l’importanza delle fasce  di reddito, ritengo ingiusto, infatti,  che una famiglia con un reddito da 500 euro debba pagare lo stesso tributo di una famiglia con un reddito  di 1000, 3000, 5000…euro .  Certo, i criteri per stabilire le fasce di reddito vanno sicuramente studiati a fondo,  in modo da evitare dichiarazioni fasulle o artefatte, ma non si possono  stabilire tributi uguali a redditi disuguali, proprio per una questione di giustizia.


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