TRASPORTO SCOLASTICO è gratuito oppure no?
Faccio alcune
considerazioni, prendendo spunto da un
anonimo, che nel suo commento, pubblicato lo scorso 12 ottobre, metteva in evidenza, che alcune persone, ogni anno, non pagano la quota per il servizio trasporto.
L’articolo 3 della
Costituzione ha sancito che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questo art. riconosce
la parità degli individui in tutti gli ambiti, garantendo il pieno sviluppo della personalità; il secondo
comma esprime, invece, l'impegno dello Stato a garantire tale uguaglianza,
intervenendo per creare le condizioni che consentono tale raggiungimento.
Ma veniamo al diritto allo studio, cui la Costituzione riserva
una decisa attenzione. L'articolo 34, ad esempio, recita: "La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita".
Perché la scuola sia veramente "aperta a tutti” lo Stato non deve solo garantirne la presenza sul territorio, ma deve anche renderne possibile la frequenza. È chiaro quindi che la garanzia del trasporto scolastico è uno dei prerequisiti essenziali per l'accesso al diritto allo studio. Ma il servizio scuolabus è gratuito oppure no? La risposta dovrebbe essere affermativa trattandosi di scuola dell’obbligo. Purtroppo non è così, il trasporto scolastico viene fatto rientrare tra “i servizi a domanda individuale”, cioè tra quelle attività gestite dai Comuni che vengono richieste dagli utenti. I Comuni, pertanto, con propria regolamentazione stabiliscono le tariffe da applicare ai vari servizi, in questo caso, al servizio scuolabus. Viene da domandarsi: può un bambino “essere lasciato a piedi” perché il proprio genitore, o chi ne fa le veci, non ha provveduto a versare la quota spettante per il servizio? In base a quanto afferma la nostra Costituzione, penso proprio di no. Credo che in questi casi valga la cosiddetta regola del “buon senso”: se la famiglia non paga, evidentemente alla base è presente un problema, di carattere economico o sociale, e siccome il Comune è, prima di tutto, un Ente Sociale, è compito dell’Amministrazione cercare di venire incontro a queste particolari situazioni familiari. Nei vari incontri con i genitori , in Consiglio Comunale e nelle varie conferenze dei Capigruppo ho sempre affermato l’importanza delle fasce di reddito, ritengo ingiusto, infatti, che una famiglia con un reddito da 500 euro debba pagare lo stesso tributo di una famiglia con un reddito di 1000, 3000, 5000…euro . Certo, i criteri per stabilire le fasce di reddito vanno sicuramente studiati a fondo, in modo da evitare dichiarazioni fasulle o artefatte, ma non si possono stabilire tributi uguali a redditi disuguali, proprio per una questione di giustizia.
Perché la scuola sia veramente "aperta a tutti” lo Stato non deve solo garantirne la presenza sul territorio, ma deve anche renderne possibile la frequenza. È chiaro quindi che la garanzia del trasporto scolastico è uno dei prerequisiti essenziali per l'accesso al diritto allo studio. Ma il servizio scuolabus è gratuito oppure no? La risposta dovrebbe essere affermativa trattandosi di scuola dell’obbligo. Purtroppo non è così, il trasporto scolastico viene fatto rientrare tra “i servizi a domanda individuale”, cioè tra quelle attività gestite dai Comuni che vengono richieste dagli utenti. I Comuni, pertanto, con propria regolamentazione stabiliscono le tariffe da applicare ai vari servizi, in questo caso, al servizio scuolabus. Viene da domandarsi: può un bambino “essere lasciato a piedi” perché il proprio genitore, o chi ne fa le veci, non ha provveduto a versare la quota spettante per il servizio? In base a quanto afferma la nostra Costituzione, penso proprio di no. Credo che in questi casi valga la cosiddetta regola del “buon senso”: se la famiglia non paga, evidentemente alla base è presente un problema, di carattere economico o sociale, e siccome il Comune è, prima di tutto, un Ente Sociale, è compito dell’Amministrazione cercare di venire incontro a queste particolari situazioni familiari. Nei vari incontri con i genitori , in Consiglio Comunale e nelle varie conferenze dei Capigruppo ho sempre affermato l’importanza delle fasce di reddito, ritengo ingiusto, infatti, che una famiglia con un reddito da 500 euro debba pagare lo stesso tributo di una famiglia con un reddito di 1000, 3000, 5000…euro . Certo, i criteri per stabilire le fasce di reddito vanno sicuramente studiati a fondo, in modo da evitare dichiarazioni fasulle o artefatte, ma non si possono stabilire tributi uguali a redditi disuguali, proprio per una questione di giustizia.
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